Schioppa si arrabbia, ma sul TFR le imprese hanno ragione.

Padoa Schioppa minaccia e Montezemolo chiama gli “stati generali”.
Su Repubblica il ministro dell’Economia, intervistato, non si capacita di quanto possano essere ignoranti tutti gli altri nel non capire quali e quanti possano essere i benefici del gioco/scambio riduzione del cuneo fiscale – TFR.
Sul Corsera, Montezemolo, con cortesia, secondo la cronaca, risponde neanche troppo piccato convocando un’assemblea straordinaria per vedere il da farsi in un probabile “tavolo” (l’ennesimo, ma sempre tardivo) attorno al quale sedersi e (ri)discutere i temi caldi per le imprese e conseguentemente per i lavoratori.
Al centro del dibattito, comunque, c’è l’ormai famigerato TFR, alias Trattamento di Fine Rapporto.
Imprescindibile in prima battuta darne una definizione, anche sommaria: popolarmente conosciuto come “liquidazione”, è la somma che spetta al lavoratore dipendente al termine del suo lavoro in un’azienda; in parole povere, è un credito del lavoratore nei confronti del datore di lavore che è tenuto al suo soddisfacimento al termine della prestazione lavorativa.
Detto questo è bene anche altrettanto concisamente rievocare l’impianto della riforma Maroni del 2005.
In breve: il governo Berlusconi, nella prospettiva futura di pensioni sempre più basse e nella convinzione di garantire al lavoratore un avvenire quanto meno più sereno, dava la possibilità a quest’ultimo di decidere liberamente se lasciare una certa parte del TFR, mensilmente trattenuto, all’azienda in cui lavora oppure ad un fondo integrativo per la pensione.
Della serie: quando andrai in pensione c’è il rischio che l’INPS ti dia un’inezia e che tu non ce la faccia a campare tranquillamente; un consiglio? mettiti da parte dei soldi ora che andranno ad integrare quel piccolo assegno che ti spetterà quando smetterai di lavorare; e quei soldi prendili dalla tua liquidazione, mettili in un fondo, così magari maturano anche e alla fine riesci pure ad avere qualcosa in più di quanto speravi.
Il ragionamento funzionava benissimo soprattutto per i giovani, per i quali si stima una pensione pari a circa il 30/40% dell’ultimo stipensio (un’inezia insomma).
Ecco, questa riforma doveva entrare in vigore dal 2008.
Poi sono arrivati Prodi e la sua allegra compagnia di “strozzini” e vampiri, Visco e Padoa Schioppa, che con la faccia tosta di promettere più felicità a tutti stanno finendo per rapinarci e farci piangere lacrime e sangue.
In finanziaria, infatti, è previsto un articolo (n. 84) in cui invece si prevede, a partire dal 1 gennaio 2007 l’istituzione di un Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile, che viene gestito, per conto dello Stato, dall’INPS su un apposito conto corrente aperto presso la Tesoreria statale. Al medesimo Fondo affluisce un contributo pari al 50% della quota di cui all’articolo 2120 del codice civile, al netto del contributo di cui all’articolo 3, ultimo comma, della legge 29 maggio 1982, n. 297, maturata a decorrere dalla predetta data, e non destinata alle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252. Le risorse del Fondo verrebbero poi utilizzate per finanziarie opere pubbliche ecc. ecc., tutte spese dello Stato in poche parole.
Ora, immagino non sia facile per nessuno decifrare il burocratese, ma ci provo lo stesso, con l’aiuto di alcune ricerche fatte nel tentativo di non dire bischerate.
Il concetto, sostanzialmente è: dal 1 gennaio 2007, se il lavoratore non farà sapere cosa intende fare del 50% della sua liquidazione (cioè se non dirà che vuole metterla in un fondo pensione alternativo), per la regola del “silenzio-assenso”, quella quota parte di TFR verrà presa dallo Stato e destinata in un fondo presso l’INPS col quale il medesimo Stato andrà a coprire voci di spesa pubblica.
Fatta la legge, trovato l’inganno: al cittadino/lavoratore è in pratica negata la possibilità di scegliere di lasciare ciò che gli spetta alla stessa azienda in cui lavora.
La beffa però, sta soprattutto nel fatto che: innanzitutto, senza tema d’essere smentito, nessuno ha mai saputo niente di quanto ora vanno facendo le sinistre al governo; secondo di poi, è in atto un vero e proprio tentativo di attuare una finzione finanziaria, degna del più sofisticato falso in bilancio.
Ma non trattandosi di un’impresa, bensì dello Stato…pare si possano trasformare i debiti (perchè questo è il TFR) in “entrate” e addirittura in “tagli” da parte dell’amministrazione centrale.
Una vera e clamorosa bufala tutta a danno delle imprese, soprattutto medie e piccole (evidentemente tenute in scarsa considerazione se solo ora si pensa di poter trattare con loro per evitare che abbiano aggravi troppo pesanti).
Funzionerà così: le imprese dovranno versare al Fondo la parte di TFR maturata mensilmente (quindi se ne priveranno), ma saranno comunque le stesse aziende a dover anticipare, al termine del rapporto di lavoro, la corresponsione della liquidazione al lavoratore: come dire: hai 100 euro che trattieni dallo stipendio del dipendente per rendergliele poi quando se ne andrà? bene, dammene 50 a me Stato che mi ci pago le mie spese, tu (che intanto hai perso liquidità e sei quindi costretto a ricorrere a prestiti bancari su cui dovrai pagare gli interessi) però, anticipa tutta la liquidazione che spetta al lavoratore che poi io te la rendo…ma a piccole rate, insomma, in un po’di tempo…non mettermi fretta.
Chi ci guadagna? lo Stato!
Chi ci perde? le imprese, ovvio.
Ma queste, come accennato, ci perdono due volte più una: la prima perchè cedendo quelle somme di denaro al Fondo perdono liquidità e dovranno ricorrere al credito bancario (con i relativi interessi dovuti); la seconda perchè dovranno pagare il dipendente che se ne va come se in realtà quei soldi li avessero.
L’ultima fregatura per le aziende consiste nel fatto che sugli interessi di debito che queste accumulerebbero e che non sono deducibili ci sarà un aggravio per via delle varie IRAP e IRES cui sono comunque soggetti.

Caro Padoa Schioppa, ora ti è chiaro perchè agli industriali la tua proposta sembra una fregatura?
Ti è chiaro perchè la gente si sente presa per il sedere? Semplice: perchè prima promettete e poi non fate (vedi mega-taglio del cuneo fiscale che non sarà più mega e per di più dilazionato) e poi perchè fate ciò che avete ben tenuto nascosto in campagna elettorale (vedi riforma TFR appena spiegata).
Inutile fare indietro tutta adesso, con quale credibilità pensate di poter parlare ancora alla gente?

Comments
13 Responses to “Schioppa si arrabbia, ma sul TFR le imprese hanno ragione.”
  1. ZOryeggg ha detto:

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  2. Xevyixox ha detto:

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  4. Paxyoxox ha detto:

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  5. ilpensatore ha detto:

    i soldi del TFR sono dell’azienda fino al termine del rapporto di lavoro.
    solo dopo diventano del lavoratore.
    quindi l’azienda può gestirli come meglio crede…

  6. infernodeivivi ha detto:

    Sono d’accordo quasi su tutto, soprattutto rispetto alle piccole aziende.
    Al contrario sono in completo disaccordo su cosa sia il TFR. Tu dici che “è la somma che spetta al lavoratore dipendente al termine del suo lavoro in un’azienda”. In realtà la prospettiva è esattamente contraria. Il TFR sono soldi del lavoratore che lascia gestire all’impresa per decenni e su cui l’azienda matura e guadagna interessi e ne risparmia rispetto al mercato dei finanziamenti.
    È come se qualcuno ti prendesse 100 euro al mese, se li mettesse sulla sua banca, ne guadagnasse interessi per te e poi alla fine, dopo 30 anni te le restituisse ovviamente senza vedere nulla di quegli interessi.
    Anche se per strade diverse e con motivazioni diverse sono d’accordo con te, il contribuente deve decidere autonomamente a chi dare il proprio TFR.

  7. manhattan ha detto:

    Abbiamo molto in comune. Vienici a trovare
    http://www.thankyouoriana.org (forum)
    http://www.iostoconoriana.it (sito)

  8. Salo ha detto:

    Per Visco, qualsiasi cittadino che guadagni più degli altri è matemeticamente un ladro, qualsiasi cittadino che rischi i suoi soldi e mettendosi in gioco riesca a guadagnare di più è un’anomalia da sanare: insomma, Visco è la terribile espressione dell’ideologia economica (e non solo) dominante nel governo: lo statalismo marxista-leninista!
    E poi i margheritini hanno il coraggio di definirsi moderati, mentre non hanno alcun problema a stare al governo con questa gente! Margherita che odora d’ipocrisia! Che falsi! (e che illusi quei cattolici che li votano)

  9. Laura ha detto:

    Dal “ricatto” formulato ieri da Padoa Schioppa (ha detto “care imprese scegliete: “o la rinuncia al tfr o il taglio del cuneo fiscale”) e’ ormai lampante che questa finanziaria è come il gioco delle tre carte: Prodi e compagnucci credevano davvero di poter impunemente finanziare il taglio del cuneo fiscale con il prelevamento del tfr, senza che gli industriali si accorgessero del grande inghippo?
    Ma con chi credono di avere a che fare, questi imbroglioni, con degli analfabeti del diritto e dell’economia?
    Visco, nel suo delirio di onnipotenza, vittima di un’incurabile complesso di superiorità verso tutti i suoi simili, secondo me, vive in un altro mondo. Il mondo di fiscolandia, in cui le poltrone del potere sono fatte di pelle umana dei cittadini, i quali sono ben contenti di scuoiarsi per il mantenimento dello Stato.

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