Integrazione = ?

In poche parole e senza troppe pugnette mentali: rispetto della legge.
Una volta arrivato in Italia, qualunque immigrato, di qualunque confessione o qualunque sia il colore della sua pelle, non importa cosa faccia: l’importante è che lo faccia senza violare la legge del nostro Stato, che è laico e non si intromette nelle questioni religiose e che risulta anche abbastanza impermiabile alle loro degenerazioni.
Questo significa, altrettanto semplicemente, che un cittadino italiano o uno straniero residente in Italia hanno pari diritto di seguire le proprie inclinazioni spirituali, i propri credi e le connesse tradizioni, purchè non siano, nella loro pratica, contrarie alle leggi che tutelano la sicurezza dello Stato stesso e i diritti di tutti gli altri concittadini.
La questione del Velo è solo un pretesto per scatenare una discussione quantomai futile: qualcuno ha forse mai negato alle suore di coprirsi il capo? mi pare di no.
Qualcuno vuol forse negare alle donne islamiche di coprirsi il capo? mi pare di no.
Ma allora, da dove nasce tutto il dibattito?
Ancora una volta la risposta è molto semplice: tutto ha inizio dalle parole di chi ha paura del diverso (probabilmente per come questo “diverso” si sta presentando in tutto il mondo), ma soprattutto crede poco in ciò che invece è la sua cultura.
E qui non parlo di religione o morale, ma di una tradizione intellettuale che ci ha permesso le grandi conquiste civili e di civiltà degli ultimi secoli.
Il punto è questo: nel momento in cui Prodi (si torna sempre lì) vuol farsi bello davanti all’Islam pensando di invitarlo così a meglio integrarsi nel nostro Paese, chiedendo alle donne musulmane di non coprirsi completamente il volto, si crea l’equivoco.
Eh si, perchè in Italia c’è già una legge che prevede, a fini di sicurezza, il divieto di rendersi irriconoscibili e non c’è bisogno di tradurla con parole più delicate per non spaventare nessuno per cui in realtà, solo a parlarne, ce la si fa nelle braghe.
Spiace che anche Fini sia caduto nella trappola demagogica, partecipando ad una discussione sostanzialmente inutile.
Lo penso, lo penso fortemente, perchè, e così torno all’inizio del mio post, sono convinto che l’unico modo per vedere veramente integrato l’extracomunitario in Italia non sia quello di modificare i nostri usi e costumi, bensì quello di lasciare che ad essi si affianchino quelli di coloro che arrivano nel nostro Paese, ma sempre e soltanto purchè, come i nostri, rispettino le nostre leggi, che sono laiche (e l’abbiamo già detto, ma è meglio ribadirlo) e garantiscono sufficienti libertà a tutti di esprimere la propria personalità senza danneggiare gli altri.
Ora, forse sarebbe meglio, anche se non credo ce ne sia bisogno in Italia, essendo il nostro uno dei Paesi con la più antica tradizione di ospitalità sul pianeta, educare ad una maggiore comprensione del diverso piuttosto che pensare di modificare la nostra cultura giuridica laica delle libertà per compiacere chi fa di tutto per rendersi con essa incompatibile.

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Comments
3 Responses to “Integrazione = ?”
  1. Perla ha detto:

    Marco, ma tu hai il trackback?

    Vorrei farlo col mio ultimo post, fammi sapere.—)))

    Perla

  2. ilpensatore ha detto:

    siamo sulla stessa lunghezza d’onda Monica.

    un saluto

  3. monica ha detto:

    Hai ragione piena Marco.
    Il fatto è che la disparità di trattamento è a scapito degli italiani ligi alle regole.
    I no-global, che assaltano le vie di Roma, Milano, Genova, bardati come banditi hanno campo aperto.
    Le donne musulmane possono, se vogliono, coprirsi il volto.
    Se io mi metto un passamontagna vengo fermata dalla prima pattuglia per accertamenti con obbligo di permettere la rivelazione della mia identità.

    La legge non è uguale per tutti.
    Ciao

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